Odnośniki


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sotto il peso di questo convincimento terribile.
Letteratura italiana Einaudi 203
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
XLVIII
Suonava la mezzanotte quando io entrai nella camera
di Fosca.
Ella era inginocchiata a piedi del letto, colla testa ap-
poggiata ad una seggiola, in attitudine di preghiera. Non
mi udí e non si volse; io mi tenni ritto sulla soglia, immo-
bile, combattuto da mille dubbi, da mille paure, col cuo-
re soffocato dall angoscia. Girai l occhio intorno a me, e
contemplai con un senso di raccapriccio tutti quegli og-
getti che mi ricordavano tanta parte del mio cuore. Colà
io aveva vegliato un intera notte al suo fianco, su quella
sedia aveva evocato le dolci memorie di Clara, al fioco
barlume di quella lampada aveva accarezzato le lusin-
ghiere promesse d un avvenire ampio e sereno. Ed
ora!&
Mossi un passo verso Fosca. Ella rivolse il capo con
un moto sí risoluto che i capelli, appena trattenuti da
una reticella, si sprigionarono e caddero sulle spalle e
sul collo. Mi vide, diè un grido, balzò in piedi, e mi cor-
se incontro con le braccia protese, e mi avvinghiò al suo
seno palpitante. Il mio cuore fremeva come all aspetto
d una immensa sciagura.
Quell amplesso fu lungo e penoso. L emozione ci
aveva reso mutoli entrambi.
La pallida luce che illuminava la stanza, il crepito lie-
ve del lucignolo, il battito affrettato dei nostri petti, e la
calma che vegliava al di fuori, davano a quel momento
una solennità che cresceva il mio affanno.
Feci un moto come per ritrarmi da lei; ella se ne avvi-
de, ne indovinò il senso e gettandomi le braccia al collo,
piegò il mio capo verso il suo, si sollevò sulla punta dei
piedi, accostò le sue labbra arse dalla febbre alle mie
labbra, e mi coprí di baci brevi, replicati, frenetici. Tutta
la sua natura combatteva una terribile lotta di desiderio
Letteratura italiana Einaudi 204
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
e d amore; il suo corpo fragile e consumato dal dolore
aveva un energia che m impauriva.
La trassi con dolce violenza presso un divano, e la feci
sedere; io me le posi d accanto. Mi afferrò le mani, me le
strinse con forza, le accostò al suo seno, poi alla bocca
fremente. Il suo corpo tremava tutto.
 Hai freddo?  le domandai commosso?
 Ho paura  mi rispose.
La guardai in volto meravigliato.
 Di che?
 Di morire, di non poter reggere l urto di quest onda
di felicità che mi opprime. Ho pregato il cielo che mi
desse la forza che mi manca; poche ore, poche ore sole,
e poi la morte; che importa a me di morire quando io
abbia vissuto questa notte nelle tua braccia? Il cielo è
generoso, non è vero? Ha pietà di coloro che amano?
Non risposi. Fosca proseguí senza badare.
 Domani tu dovrai partire, domani io morrò. Ma
non è che mezzanotte. Abbiamo sei ore innanzi a noi, sei
ore per noi, per noi soli, pel nostro amore; poiché tu mi
ami, non è vero? tu me l hai detto.
Mi guardò colle pupille scintillanti di passione. Il suo
volto pareva illuminato da un entusiasmo gagliardo che
ne rendeva meno sgradevole la deformità; le guancie
leggermente rosate, i capelli nerissimi e abbondanti che
contornavano il suo volto come in una cornice d ebano,
il vivo contrappunto della sua veste di mussola bianca
l assomigliavano ad una visione fantastica; in quel mo-
mento nissuno avrebbe detto che Fosca era assoluta-
mente brutta. Io pensai a Clara, alle menzogne che le
avevano guadagnato il mio cuore, all inganno bassamen-
te concepito e stoltamente svelato& Oh! sí, Fosca sol-
tanto aveva meritato il mio amore, ella sola mi aveva
amato, ella che aveva sfidato il ridicolo, il disprezzo, la
collera; ella che aveva rinunziato al suo orgoglio di don-
na, domandando per pietà ciò che le altre dànno per de-
bolezza, per vanità o per vizio.
Letteratura italiana Einaudi 205
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
 T amo  le risposi.
 Ripetilo.
 T amo.
 Ripetilo ancora.
 T amo.
 Oh! mio Giorgio, mio Giorgio!
Cadde a miei piedi, mi strinse le ginocchia, e vi na-
scose la fronte. Quando la risollevò, vidi la sua faccia ba-
gnata di pianto.
 Tu soffri?  le chiesi con dolcezza.
 No.
 Tu piangi?
 Sono lagrime dolci.
Tacque, si curvò sopra di me e coprendosi il volto
colle mani continuò a singhiozzare in silenzio. La solle-
vai da terra, allontanai le sue mani, e la baciai sulla boc-
ca. Trasalí, levò gli occhi verso di me, volle parlare, ma
gliene venne meno la forza, e si abbandonò nelle mie
braccia mormorando il mio nome.
 Fosca! Fosca!
Non mi rispose. Trasognato, istupidito, senza mente e
senz anima, io sentiva il suo petto asciutto premere sul
mio, la sua faccia appoggiata alla mia faccia, cosí presso
da udire le pulsazioni affrettate delle sue tempia.
 Fosca! Fosca! sii forte, sii calma; io sono tuo, sono
tuo, di nissun altri che tuo.
 Di nissun altri? Ripetilo. Non è un sogno? Oh! sí,
sarò forte, sarò calma; il tempo è geloso della mia feli-
cità, vedi le freccie di quel pendolo come corrono velo-
ci! Oh! mio Giorgio, mio Giorgio! tu sei mio!
V era un accento di cosí selvaggia voluttà nelle sue
parole, che il mio cuore si contorse nel seno come un
serpente. Quella ripugnanza invincibile che la natura
aveva posto fra di noi risorse impetuosa come una cor-
rente per separarci. [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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